Velopensieri by Francesco Ricci

Velopensieri by Francesco Ricci

autore:Francesco Ricci [Ricci, Francesco]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Ediciclo
pubblicato: 2020-10-06T22:00:00+00:00


Un paese mascalzone

Come scrive Raffaele La Capria, l’Italia è un paese che non si ama. Andando in bicicletta me ne rendo perfettamente conto. L’Italia è un paese contraddittorio, schizofrenico e per certi aspetti malato. Non ha un battito cardiaco regolare, ma vive di sussulti, di strappi, di lacerazioni continue. L’Italia soffre di tachicardia. A volte mi è capitato di seguire una strada partendo da una provincia ed entrando in un’altra. La stessa strada cambia: all’inizio morbida, ben tenuta, con un asfalto curato, dopo pochi metri la ritrovi sconnessa, piena di buche e tutta trasandata. Oppure il contrario. Mi è capitato di seguire una strada provenendo da una regione, passando in un’altra per poi rientrare nella regione di partenza. L’asfalto di quella strada mutava di volta in volta come la pelle di un serpente. Un po’ come quando dalla Lombardia passi in Tirolo, o entri in Svizzera. Lì a cambiare non è solo la strada, ma le case, le stazioni, gli edifici, le stalle, i ponti, la segnaletica, ogni cosa. Anche le piante e i monti sembrano diversi. Più belli e maestosi. L’Italia è il paese delle maschere, della commedia dell’arte, della creatività, della furbizia e della superficialità. Al di fuori di ogni presupposto morale, l’Italia è un paese mascalzone.

Da ciò che si trova sulla strada si possono capire molte cose. Da un particolare puoi ricostruire un mondo di uomini e di comportamenti. Ogni frammento è pura poesia. I mozziconi, le lattine, le cartacce, in base alla loro frequenza, ti annunciano i paesi o le città o i quartieri a cui stai approdando. Ci sono strade immondizia e strade di un candore stupefacente. E su queste strade i segnali sono inequivocabili. I particolari raccontano e in bici il dettaglio è percepibile grazie alla lenta andatura e alla vicinanza alle cose. Una vicinanza ossessiva che diventa analitica e dal frammento in brevi istanti ti conduce a una visione più generale. A volte mi sento un segugio, dotato d’innocenza e ingenuità. Isolo un brandello, lo ingrandisco sotto la macchina della fatica e mi ritrovo a percepire l’intera forma alla quale esso appartiene. Sono un archeologo e uno spazzino, vedo e raccolgo ogni tipo di scheggia e da lì posso facilmente ricostruire l’intero mondo da cui deriva.

In Italia la sporcizia è parte di noi. Gettiamo di tutto lontano da noi. Godiamo nell’imbrattare il suolo che non ci appartiene. Viviamo di sgarbi, di noncuranza, di trascuratezza. Siamo sciatti e volgari. Nel buttare via le cose dal finestrino, buttiamo via ogni volta qualcosa di noi stessi. Siamo pervasi da un autentico spreco autolesionista. I rifiuti abbandonati sul ciglio della strada prendono le sembianze degli uomini che quelle strade attraversano ogni giorno. Un mozzicone gettato in una strada della pianura padana è espressione diretta dell’uomo padano. Lo stesso avviene in Toscana, in Puglia o nel Lazio. Questo vale anche per le plastiche, le bottiglie, i giornali, i fazzolettini e i cumuli di sporcizia che fanno compagnia ai fianchi delle strade. Il rifiuto, nel suo marcire lento all’aria



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